La contrada di Santa Lucia a Monte di Malo: storia, devozione e memoria

Ho partecipato alla presentazione del restauro della pala d’altare della chiesetta di Santa Lucia, un momento che ha permesso di riscoprire non solo un’opera d’arte di grande valore, ma anche il contesto storico e umano che la circonda. Da quell’incontro è nata l’idea di approfondire e raccontare la contrada Santa Lucia di Monte di Malo, un luogo appartato ma ricchissimo di memoria, dove arte, devozione e vita quotidiana si intrecciano da secoli.

Le origini della contrada

Attorno alla metà del Cinquecento, la contrada e il territorio circostante – probabilmente esteso dal Buso della Rana fino a Boro – erano di proprietà di Marcantonio Basso, che vi soggiornava durante i mesi estivi per sfuggire alla calura cittadina.
Marcantonio aveva sposato Lucia Apolloni dei Valdagni, figura centrale nella storia del luogo, tanto che il suo nome rimase indissolubilmente legato alla contrada.
La coppia non ebbe figli e si prese cura dei nipoti Apollonio e Giovan Battista de Apolloni, che ereditarono i beni di famiglia. Nel 1580 Apollonio, per riconoscenza verso la zia Lucia, fece erigere la chiesetta, dedicandola a Santa Lucia, martire siracusana, dando così origine al fulcro religioso della contrada.

La chiesetta di Santa Lucia

Oggi la chiesetta rappresenta uno dei due edifici storici superstiti della contrada, insieme all’ex residenza signorile che sorge accanto. L’edificio sacro è costituito da un unico ambiente a pianta esagonale, soluzione architettonica rara e suggestiva, con il soffitto sorretto da travi lignee disposte a raggiera, che conferiscono allo spazio un forte senso di armonia e raccoglimento.
Il presbiterio è coperto da una volta a crociera dipinta a cielo stellato, che accompagna simbolicamente lo sguardo verso l’altare e rafforza la dimensione contemplativa dell’ambiente.

La pala d’altare

Dietro l’altare è collocata una pala di grande valore artistico, attribuita a Alessandro Maganza il Vecchio, detto Magagnò, pittore attivo tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento, appartenente a una famiglia di artisti molto radicata nel territorio vicentino. La tradizione vuole che Maganza fosse legato da rapporti personali con Apollonio de Apolloni, committente dell’opera
La pala raffigura una solenne composizione di santi attorno alla figura della Madonna. L’opera presenta San Marco, San Francesco d’Assisi, Santa Lucia, Santa Caterina d’Alessandria, San Tommaso d’Aquino e Santa Apollonia, disposti secondo una struttura equilibrata e chiaramente leggibile, tipica della pittura devozionale post-tridentina.
Santa Lucia è riconoscibile dal piatto con gli occhi, simbolo del suo martirio e della protezione della vista, mentre Santa Apollonia reca l’attributo iconografico legato al supplizio dei denti. La presenza di San Tommaso d’Aquino introduce il tema della fede illuminata dalla ragione, mentre San Marco rafforza il legame con l’area veneta. San Francesco, con la sua figura umile e raccolta, completa il quadro spirituale dell’opera.
Nella parte inferiore della pala è raffigurato il committente Apollonio Valdagni insieme ai figli Pietro Paolo e Marcantonio, rappresentati a mezzo busto. La loro presenza sottolinea il profondo legame tra la famiglia Valdagni, la chiesetta e la contrada, trasformando l’opera non solo in un’immagine devozionale, ma anche in una testimonianza storica della comunità che la commissionò.

L’affresco votivo e le calamità

Sulla parete sinistra dell’altare si conserva un affresco votivo, riportato alla luce durante recenti restauri. L’opera raffigura una scena di ringraziamento a Santa Lucia o alla Madonna dopo una calamità naturale.
Si riconoscono gli edifici della contrada, coperti di neve, con gli abitanti intenti a spalare dai tetti e a mettere in salvo gli animali. L’episodio è probabilmente collegabile alla eccezionale nevicata del 1832, che colpì duramente il territorio e fu seguita da una grave carestia.

Un luogo che continua a vivere

Nel corso del tempo la chiesetta di Santa Lucia accolse anche visite illustri, tra cui quella di Pio X, al secolo Giuseppe Sarto. Diverse famiglie – tra cui i Basso, i Valdagni, gli Apolloni, i Marcante, i Marchioro e i Meneghelli – si succedettero nella proprietà dei beni della contrada.
Oggi, nonostante il silenzio e la dimensione raccolta del luogo, la contrada Santa Lucia non è un sito “musealizzato”, ma uno spazio che continua a vivere. La chiesetta e l’area circostante sono spesso scelte come location per servizi fotografici di matrimonio, per piccoli concerti e per momenti culturali che valorizzano l’atmosfera intima e suggestiva del luogo.
Il restauro della pala d’altare ha così riacceso l’attenzione su un patrimonio che non appartiene solo al passato, ma che continua a dialogare con il presente, offrendo alla comunità e ai visitatori un luogo in cui storia, arte e vita si incontrano ancora oggi.



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